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v.49 libro decimoquarto 37

Scossi al trambusto, che s’udía, que’ duci,
E di saper lo stato impazïenti50
Della battaglia, ne venían conserti,
Alle lance appoggiati, e gravi il petto
D’alta tristezza. Terror loro accrebbe
Del veglio la comparsa, e Agamennóne
Elevando la voce: O degli Achei55
Inclita luce, Nestore Nelíde,
Perchè lasci la pugna, e qui ne vieni?
Temo, ohimè! che d’Ettór non si compisca
La minacciata nel troian consesso
Fiera parola di non far ritorno60
Nella città, se pria spenti noi tutti,
Tutte in faville non mettea le navi.
Ecco il detto adempirsi. Eterni Dei!
Dunque in ira son io, come ad Achille,
A tutto il campo acheo, sì che non voglia65
Più pugnar dell’armata alla difesa?
   Ahi! pur troppo l’evento è manifesto,
Nestor rispose, nè disfare il fatto
Lo stesso tonator Giove potrebbe.
Il muro, che de’ legni e di noi stessi70
Riparo invitto speravam, quel muro
Cadde, il nemico ne combatte intorno
Con ostinato ardire e senza posa:
Nè, come che tu l’occhio attento volga,
Più ti sapresti da qual parte il danno75
Degli Achivi è maggior, tanto son essi
Alla rinfusa uccisi, e tanti i gridi
Di che l’aria risuona. Or noi qui tosto,
Se verun più ne resta util consiglio,
Consultiamo il da farsi. Entrar nel forte80
Della mischia non io però v’esorto,
Chè mal combatte il battaglier ferito.