Rovinai per l’immenso, e rifinito
In Lenno caddi col cader del sole,
Dalli Sinzii raccolto a me pietosi.
Disse; e la Diva dalle bianche braccia790
Rise, e in quel riso dalla man del figlio
Prese il nappo. Ed ei poscia agli altri Eterni,
Incominciando a destra, e dal cratere
Il néttare attignendo, a tutti in giro
Lo mescea. Suscitossi infra’ Beati795
Immenso riso nel veder Vulcano
Per la sala aggirarsi affaccendato
In quell’opra. Così, fino al tramonto,
Tutto il dì convitossi, ed egualmente
Del banchetto ogni Dio partecipava.800
Nè l’aurata mancò lira d’Apollo,
Nè il dolce delle Muse alterno canto.
Ratto, poi che del Sol la luminosa
Lampa si spense, a’ suoi riposi ognuno
Ne’ palagi n’andò, che fabbricati805
A ciascheduno avea con ammirando
Artifizio Vulcan l’inclito zoppo.
E a’ suoi talami anch’esso, ove qual volta
Soave l’assalía forza di sonno,
Corcar solea le membra, il fulminante810
Olimpio s’avvïò. Quivi salito
Addormentossi il nume, ed al suo fianco
Giacque l’alma Giunon che d’oro ha il trono.