Pagina:Iliade (Monti).djvu/340

v.187 libro decimoterzo 7

Falange s’arrestò, vano vedendo
Di spezzarla ogni mezzo: e di rincontro
L’appuntâr colle lance e colle spade
Sì fieri i figli degli Achei, che a forza190
L’allontanâr. Respinto ei diede addietro,
Ed alto a’ suoi gridò: Troiani, e Licii
E Dardani, deh voi fermo tenete;
Chè, benchè denso, lo squadron nemico
Non sosterrammi a lungo, e all’urto io spero195
Della mia lancia piegherà, se invano
Non eccitommi il più possente Iddio,
L’altitonante di Giunon marito.
   Di ciascuno destâr la lena e il core
Queste parole. Allor di Priamo il figlio200
Con grande ardir Dëífobo si mosse,
E davanti portandosi lo scudo
Che tutto il ricopriva, a lento passo
S’avanzò. Merïon di mira il prese
Colla fulgida lancia, e in pieno il colse205
Nello scudo taurin, ma di forarlo
Non gli successe, chè alla prima falda
L’asta si franse. Paventando il telo
Del bellicoso Merïon, dal petto
Discostossi Dëífobo il brocchiero,210
E l’argolico eroe vista spezzarsi
La lancia, e tolta la vittoria, irato
Si ritrasse fra’ suoi, quindi lunghesso
Le navi ei corse alla sua tenda in cerca
D’un riposto lancion. La pugna intanto215
Cresce, ed immenso si solleva il grido.
   Il Telamónio Teucro innanzi a tutti
Imbrio distese, acerrimo guerriero,
Cui Mentore di ricche equestri razze
Possessor generò. Tenea costui220