Contemplava di là l’aspro conflitto;
E tutto l’Ida e Troia e degli Achei
Le folte antenne si vedea davanti.
Ivi uscito dell’onde egli sedea,20
E del cader de’ Greci impietosito
Contro Giove fremea d’alto disdegno.
Ratto spiccossi dall’alpestre vetta
E discese. Tremâr le selve e i monti
Sotto il piede immortal dell’incedente25
Irato Enosigéo. Tre passi ei fece,
E al quarto giunse alla sua meta in Ege,
Ove d’auro corruschi in fondo al mare
Sorgono eccelsi i suoi palagi eterni.
Qui venuto i veloci oro-criniti30
Eripedi cavalli al cocchio aggioga.
In aurea vesta si ravvolge tutta
La divina persona, ed impugnato
L’aureo flagello di gentil lavoro
Monta il carro, e leggier vola su l’onda.35
Dagl’imi gorghi uscite a lui dintorno,
Conoscendo il re lor, l’ampie balene
Esultano, e per gioia il mar si spiana.
Così rapide volano le rote
Che dell’asse nè pur si bagna il bronzo;40
E gli agili cavalli a tutto corso
Verso le navi achee portano il Dio.
Fra Tenedo e fra l’aspra Imbro nell’imo
S’apre dell’alto sale ampia spelonca.
Qui giunto il nume i corridor sostenne,45
E dal temo gli sciolse, e ristorati
D’ambrosio cibo, gli allacciò di salde
Auree pastoie d’insolubil nodo,
Onde attendean lì fermi il redituro
Re lor che al campo degli Achei s’indrizza.50