Diam dunque effetto a un mio pensier. Sul fosso
Ogni auriga rattenga i corridori,
E noi pedoni, corazzati e densi
Tutti in punto seguiam l’orme d’Ettorre.90
Non sosterranno il nostro urto gli Achivi,
Se l’ora estrema del lor fato è giunta.
Disse; e ad Ettore piacque il saggio avviso.
Balzò dunque dal carro incontanente
Tutto nell’armi, e balzâr gli altri a gara,95
Visto l’esempio di quel divo. Ognuno
Fe’ precetto all’auriga di sostarsi
Co’destrieri alla fossa in ordinanza;
Ed essi in cinque battaglion divisi
Seguiro i duci. Andò la prima squadra100
Con Ettore e col buon Polidamante,
Ed era questa il fiore e il maggior nerbo
De’ combattenti, desïosi tutti
Di spezzar l’alto muro, e su le navi
Portar la pugna: terzo condottiero105
Li seguía Cebrïon, messo in sua vece
Alla custodia dell’ettoreo carro
Altro men prode auriga. Erano i duci
Della seconda Paride, Alcatóo
Ed Agenorre. Della terza il divo110
Dëifobo ed Eléno ed Asio, il prode
D’Irtaco figlio, cui d’Arisba a Troia
Portarono e dall’onda Selleente
Due destrier di gran corpo e biondo pelo.
Capitan della quarta era d’Anchise115
L’egregia prole, Enea, co’ due d’Anténore
Pugnaci figli Archíloco e Acamante.
Degl’incliti alleati è condottiero
Sarpedonte, con Glauco e Asteropéo,
Da lui compagni del comando assunti120