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v.994 libro undecimo 289

La medica virtù. Questo io trafissi
Coll’asta, e lo distesi, e, dell’ucciso995
Salito il cocchio, mi cacciai tra’ primi.
Visto il duce cader de’ cavalieri
Che gli altri tutti di valor vincea,
Si sgomentaro i generosi Eléi,
E fuggîr d’ogni parte. Io come turbo1000
Mi serrai loro addosso, e di cinquanta
Carri fei preda, e intorno a ciascheduno
Mordean la polve dal mio ferro ancisi
Due combattenti. E messi a morte avrei
Gli Attóridi pur anco, i due medesmi1005
Molïoni, se fuor della battaglia
Non li traea, coprendoli di nebbia,
Il gran rege Nettunno. Al nostro ardire
Alta vittoria allor Giove concesse.
Perocchè per lo campo, tutto sparso1010
Di scudi e di cadaveri, tant’oltre
Gl’inseguimmo uccidendo, e raccogliendo
Le bell’armi nemiche, che spingemmo
Fino ai buprasii solchi i corridori,
Fin all’olenio sasso, ed alla riva1015
D’Alésio, al luogo che Calon si noma.
Qui fêr alto per cenno di Minerva
I vincitori, e qui l’estremo io spensi.
Da Buprasio frattanto i nostri prodi
Riconduceano a Pilo i polverosi1020
Carri, e dar laude si sentía da tutti
A Giove in cielo, ed a Nestorre in terra.
Tal nelle pugne apparve il valor mio.
Ma del valor d’Achille il solo Achille
Godrassi, e quando consumati ahi! tutti1025
Vedrà gli Achivi, piangerà, ma indarno.
Caro Patróclo, nel pensier richiama

Iliade, Vol. I 19