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276 iliade v.552

   Mentre in cor queste cose egli discorre,
Di scutati Troiani ecco venirne
Una gran torma che l’accerchia. Stolti!
Che il proprio danno si chiudean nel mezzo.555
Come stuol di molossi e di fiorenti
Giovani intorno ad un cinghial s’addensa
Per investirlo, ed ei da folto vepre
Sbocca aguzzando le fulminee sanne
Tra le curve mascelle; d’ogni parte560
Impeto fassi, e suon di denti ascolti,
E della belva si sostien l’assalto,
Benchè tremenda irrompa e spaventosa:
Tali intorno ad Ulisse furïosi
S’aggruppano i Troiani. Alto ei sull’asta565
Insorge, e primo all’omero ferisce
Il buon Deïopíte; indi Toone
Mette a morte ed Ennomo, e dopo questi
Chersidamante nel saltar che fea
Dal cocchio a terra. Gli cacciò la picca570
Sotto il rotondo scudo all’umbilico,
E quei riverso nella polve strinse
Colla palma la sabbia. Abbandonati
Costor, coll’asta avventasi a Caropo,
D’Ippaso figlio, e dell’illustre Soco575
Fratel germano; e lo ferisce. Accorre
Il dëiforme Soco in sua difesa,
E all’Itacense fattosi vicino
Fermasi, e parla: Artefice di frodi
Famoso, e sempre infatigato Ulisse,580
Oggi, o palma otterrai d’entrambi i figli
D’Ippaso, e, spenti, n’avrai l’armi; o colto
Tu dal mio telo perderai la vita.
   Vibrò, ciò detto, e lo colpì nel mezzo
Della salda rotella. Il vïolento585