Pagina:Iliade (Monti).djvu/24

v.380 libro primo 13

Pronto riprese il regnatore Atride;380
Ma costui tutti soverchiar presume,
Tutti a schiavi tener, dar legge a tutti,
Tutti gravar del suo comando. Ed io
Potrei patirlo? Io no. Se il fêro i numi
Un invitto guerrier, forse pur anco385
Di tanto insolentir gli diero il dritto?
   Tagliò quel dire Achille, e gli rispose:
Un pauroso, un vil certo sarei
Se d’ogni cenno tuo ligio foss’io.
Altrui comanda, a me non già; ch’io teco390
Sciolto di tutta obbedienza or sono.
Questo solo vo’ dirti, e tu nel mezzo
Lo rinserra del cor. Per la fanciulla
Un dì donata, ingiustamente or tolta,
Nè con te nè con altri il brando mio395
Combatterà. Ma di quant’altre spoglie
Nella nave mi serbo, nè pur una,
S’io la niego, t’avrai. Vien, se nol credi,
Vieni alla prova; e il sangue tuo scorrente
Dalla mia lancia farà saggio altrui.400
   Con questa di parole aspra tenzone
Levârsi, e sciolto fu l’acheo consesso.
Con Patroclo il Pelíde e co’ suoi prodi
Riede a sue navi nelle tende; e Atride
Varar fa tosto a venti remi eletti405
Una celere prora colla sacra
Ecatombe. Di Crise egli medesmo
Vi guida e posa l’avvenente figlia;
Duce v’ascende il saggio Ulisse, e tutti
Già montati correan l’umide vie.410
   Ciò fatto, indisse al campo Agamennóne
Una sacra lavanda: e ognun devoto
Purificarsi, e via gittar nell’onde