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v.116 libro nono 213

Il buon Nestorre, di cui sempre uscía
Ottimo il detto, cominciò primiero
A svolgere dal petto un suo consiglio,
E in questo saggio ragionar l’espose:
   Agamennóne glorïoso Atride,120
Da te principio prenderan le mie
Parole, e in te si finiranno, in te
Di molte genti imperador, cui Giove,
Per la salute de’ suggetti, il carco
Delle leggi commise e dello scettro.125
Principalmente quindi a te conviensi
Dir tua sentenza, ed ascoltar l’altrui,
E la porre ad effetto, ove da pura
Coscïenza proceda, e il ben ne frutti;
Chè il buon consiglio, da qualunque ei vegna,130
Tuo lo farai coll’eseguirlo. Io dunque
Ciò che acconcio a me par, dirò palese,
Nè verun penserà miglior pensiero
Di quel ch’io penso e mi pensai dal punto
Che dalla tenda dell’irato Achille135
Via menasti, o gran re, la giovinetta
Brisëide, sprezzato il nostro avviso.
Ben io, lo sai, con molti e caldi preghi
Ti sconfortai dall’opra: ma tu spinto
Dall’altero tuo cor onta facesti140
Al fortissimo eroe, dagl’Immortali
Stessi onorato, e il premio gli rapisti
De’ suoi sudori, e ancor lo ti ritieni.
Or tempo egli è di consultar le guise
Di blandirlo e piegarlo, o con eletti145
Doni o col dolce favellar che tocca.
   Tu parli il vero, Agamennón rispose,
Parli il vero pur troppo, enumerando
I miei torti, o buon vecchio. Errai, nol nego: