Desidera. Ma giovi or della fosca
Diva dell’ombre rispettar l’impero.
S’apprestino le cene, ed ogni scolta
Vegli al fosso del muro, e questo sia85
De’ giovani il pensier. Tu, sommo Atride,
Come a capo s’addice, accogli a mensa
I più provetti, e ben lo puoi, chè piene
Le tende hai tu del buon lïeo che ognora
Pel vasto mar ti recano veloci90
L’achive prore dalle tracie viti.
Nulla all’uopo ti manca, ed al tuo cenno
Tutto obbedisce. Congregati i duci,
Apra ognun la sua mente, e tu seconda
Il consiglio miglior, chè di consiglio95
Utile e saggio or fa mestier davvero.
Imminente alle navi è l’inimico,
Pien di fuochi il suo campo. E chi mirarli
Può senza tema? Questa fia la notte
Che l’esercito perda, o lo conservi.100
Disse, e tutti obbediro. Immantinente
Uscîr di rilucenti armi vestite
Le sentinelle. N’eran sette i duci;
Il Nestoride prence Trasimede,
Di Marte i figli Ascálafo e Jalmeno,105
Merïon, Dëipíro ed Afaréo
Con Licomede di Creonte; e cento
Giovani prodi conducea ciascuno
Di lunghe picche armati. In ordinanza
Si difilâr tra il fosso e il muro, e quivi110
Destaro i fuochi, e apposero le cene.
Nella tenda regal l’Atride intanto
Convita i duci, di vivande grate
Li ristaura; e sì tosto che de’ cibi
E del bere in ciascun tacque il desío,115