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v.385 libro ottavo 197

Ti raccolse fanciullo, e benchè frutto385
Di non giusto imeneo, pur con pietoso
Tenero affetto in sua magion ti crebbe.
Or tu fa ch’egli salga in alta fama,
Sebben lontano. Ti prometto io poi
(E sacra tieni la promessa mia)390
Che se Giove e Minerva mi daranno
D’Ilio il conquisto, tu primier t’avrai
Il premio, dopo me, de’ forti onore,
Ed in tua man porrollo io stesso, un tripode,
O due cavalli ad un bel cocchio aggiunti,395
O di vaghe sembianze una fanciulla
Che teco il letto e l’amor tuo divida.
   E Teucro gli rispose: Illustre Atride,
A che mi sproni, per me stesso assai
Già fervido e corrente? Io non rimango400
Di far qui tutto il mio poter. Dal punto
Che verso la città li respingemmo,
Mi sto coll’arco ad aspettar costoro,
E li trafiggo. E già ben otto acuti
Dardi dal nervo liberai, che tutti405
Profondamente si ficcâr nel corpo
Di giovani guerrieri, e non ancora
Ferir m’è dato questo can rabbioso.
   Disse; e di nuovo fe’ volar dall’arco
Contr’Ettore uno strale. Al colpo tutta410
Ei l’anima diresse, e nondimeno
Fallì la freccia, chè l’accolse in petto
Di Prïamo un valente esimio figlio
Gorgizïon, cui d’Esima condotta
Partorì la gentil Castïanira,415
Che una Diva parea nella persona.
Come carco talor del proprio frutto,
E di troppa rugiada a primavera