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v.182 libro sesto 149

Brumal le sparge a terra, e le ricrea
La germogliante selva a primavera.
Così l’uom nasce, così muor. Ma s’oltre
Brami saper di mia prosapia, a molti185
Ben manifesta, ti farò contento.
Siede nel fondo del paese argivo
Efira, una città, natía contrada
Di Sisifo che ognun vincea nel senno.
Dall’Eolide Sisifo fu nato190
Glauco; da Glauco il buon Bellerofonte,
Cui largiro gli Dei somma beltade,
E quel dolce valor che i cuori acquista.
Ma Preto macchinò la sua ruina,
E potente signor d’Argo che Giove195
Sottomessa gli avea, d’Argo l’espulse
Per cagione d’Antéa sposa al tiranno.
Furïosa costei ne desïava
Segretamente l’amoroso amplesso;
Ma non valse a crollar del saggio e casto200
Bellerofonte la virtù. Sdegnosa
Del magnanimo niego l’impudica
Volse l’ingegno alla calunnia, e disse
Al marito così: Bellerofonte
Meco in amor tentò meschiarsi a forza:205
Muori dunque, o l’uccidi. Arse di sdegno
Preto a questo parlar, ma non l’uccise,
Di sacro orror compreso. In quella vece
Spedillo in Licia apportator di chiuse
Funeste cifre al re suocero, ond’egli210
Perir lo fêsse. Dagli Dei scortato
Partì Bellerofonte, al Xanto giunse,
Al re de’ Licii appresentossi, e lieta
N’ebbe accoglienza ed ospital banchetto.
Nove giorni fumò su l’are amiche215