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capitolo decimoquarto. | 85 |
sendo venuto quella mattina il signor Thornbill ad avvertire, che il viaggio delle fanciulle alla città andato in fumo interamente, le due gentildonne alle quali aveva qualche maligna lingua riportate delle novelle disaggradevoli sulla nostra condotta, erano già partite per Londra. Il signor Thornhill non sapeva indovinare l’autore nè la cagione di quelle dicerie; ma chiunque si fosse che ne avesse così malmenati, egli ci assicurò che ad ogni modo avrebbe conservata alla nostra famiglia la sua amicizia, nè cesserebbe dal proteggerne.
A paragone di codesta loro sciagura la mia era un nulla, sicchè elle non durarono fatica a sopportare con rassegnazione la mia asineria: e tutti i nostri pensieri furono rivolti a scoprire il calunniatore sì vile d’una povera famigliuola ch’era troppo umile per poter eccitare ad invidia, e troppo innocente perchè altri ne dovesse trarre disgusti.
CAPITOLO DECIMOQUINTO.
Perfidia del signor Burchell smascherata.
Follia dell’essere arcisapiente.
Per tutta quella sera e per gran parte del giorno appresso noi stemmo fantasticando chi mai esser potesse quell’inimico; ma la fu opera vana. Non vi ebbe famiglia del vicinato salva dai nostri sospetti, e ciascuno di noi avvalorava li propri con ragioni che ognuno aveva in segreto. In questo ondeggiamento di dubbi uno de’ bambini tornò dal pratello ov’era stato a ruzzare, con un portafogli in mano da lui trovato a caso sull’erba. Fu tosto riconosciuto essere quello di Burchell, perchè più volte ci era occorso di vederglielo in tasca. Lo aprimmo, e vi si rinvennero notati alcuni ricordi intorno a cose diverse: ma quel che più ci mosse a stupore fu una carta suggel-