Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
80 | il vicario di wakefield. |
ravigliò come’ io appestassi la fiera con una carogna inguidalescata, mezz’orba, che aveva uno spavento e un tumore, e non meritava che d’essere gittata ai cani a tòcco a tòcco. Di mano in mano che gli altri la schernivano, mi sentiva ancor io sorgere in cuore un certo disprezzo per quella povera bestia, ed all’avvicinarsi d’ogni avventore mi vergognava quasi; perchè, quantunque non prestassi fede a tutte le ciarle di quei bricconi, mi venía pensato come il gran numero de’ testimoni desse una presunzione fortissima ch’eglino non avessero il torto; e San Gregorio, nel trattato delle buone opere, si dichiara dello stesso sentimento.
Io me ne stava così scornato, quando un mio consacerdote e amico già da un pezzo, venuto per i suoi bisogni al mercato, s’avviò diritto verso di me, e datami la mano, m’invitò ad andare con esso lui ad un’osteria per bevere un bicchiere di quel che vi si sarebbe potuto trovare. Accettai di voglia l’offerta; ed entrati in una bettola fummo accompagnati in una cameretta di dietro nella quale non sedeva che un vecchione d’aspetto grave, tutto intento a leggere un gran libraccio ch’egli si aveva innanzi. In tutta mia vita non vidi mai una figura che più di quella preoccupasse in suo favore così in un batter d’occhio il mio cuore. Alcune ciocche grigie che parevano argento gli ombreggiavano le tempie venerande, e gli appariva sul volto antico un’aria che annunziava robustezza ancora ed una amorevolissima onestà. Ad onta della presenza di lui, noi due proseguimmo i nostri discorsi, raccontandoci l’un l’altro le nostre varie vicende, le controversie sulla dottrina di Whiston, l’ultimo mio opuscolo, la risposta dell’arcidiacono, e come mi si aveva maltrattato. Ma poco stante ci distolse da que’ parlari un giovinetto che entrato in camera corse al vecchio forestiero rispettosamente, e con voce umile gli narrò alcuna cosa. “Lascia da un canto le apologie, figliuol mio,” disse il vecchio, “perchè egli è preciso dover nostro il far del