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il vicario di wakefield. |
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Là vêr quella fiammella
Che di raggio ospital la valle abbella.
Io smarrito e tremante
A gran fatica in piè mi reggo; e questa
Orribile foresta
Quanto m’innoltro in lei,
Tanto fassi più immensa ai passi miei.
Guardati ben: la ria
Non tentar tenebria
(L’eremita risponde); è quel barlume
Un traditor fantasma lusinghiero
Che intorno vola, o figlio,
E vuol trarti in periglio.
Ma qui presso al meschino
Che ricovro non ha, della mia cella
Sempre aperta è la soglia;
E povero qual sono,
Quanto dar gli poss’io, tutto gli dono.
Vien dunque; in questa notte
Meco a divider vien liberamente
Quel che t’offre il mio tetto:
D’aride frondi un letto,
Una cena frugale,
Tranquilli sonni e benedetta pace.
Giammai le pecorelle
Che giù per la vallea pascendo vanno,
A morte io non condanno:
Chè ad esser pio con elle
Quel Dio m’insegna che pietoso è meco.
Ma un innocente io reco
Vitto dal fianco dell’erboso monte,
Frutti e radici, e puro umor dal fonte.
Vieni, e dimentica
Le tue sciagure.
A che mai giovano
Le umane cure?
Ahi! quanto è misero
L’uom che si strugge