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40 | il vicario di wakefield. |
Spinto per avventura da alcuna segreta ragione, pronunciai queste parole con troppa veemenza, e Sofia gentilmente me ne riprese dicendo: “Qual ch’ella sia stata la sua condotta per lo passato, le di lui strette attuali dovrebbero bastare per salvarlo d’ogni censura, come già assai gastigo quelle della sua follía; e quante volte non udii io mio padre istesso asserire non aver noi diritto di scagliare senza necessità verun colpo ad una vittima, sovra cui la Provvidenza già tiene alto il flagello della vendetta!” — “Ben parli, o Sofia” gridò il mio figliuolo Mosè; “ed uno degli antichi finamente ci dipinge la malignità di un cotal atto negli sforzi del contadino per iscorticar Marsia, a cui, come narra la favola, era già stata tolta di dosso interamente la pelle da un altro. Inoltre, io non so se questo pover’uomo sia sì male in assetto, come lo vorrebbe mio padre; perchè non possiamo giudicare delle altrui sensazioni da quelle che sentiremmo noi in loro luogo; e per quanto a noi paia oscuro il ricetto della talpa, ella pur vi trova abbastanza chiarore. A voler dire schietta la verità, la mente di Burchell sembra modellata a seconda dello stato suo e contenta, non avendo io mai veduto uomo di lui più giulivo quando egli conversava teco, sorella mia.” Queste cose da lui dette così alla buona senza la menoma furberia, eccitarono in lei tuttavolta alquanto di rossore, che l’astuta s’ingegnava di nascondere facendo vista con un ghigno di non intendere, e giurando che ella non aveva neppur badato al pispigliare del gentiluomo, il quale però le appariva essere stato un tempo buon damerino. La prontezza con cui ella prese a scusarsi, e quell’arrossare improvviso erano segnuzzi, che per fede mia io non sapeva internamente approvare; ma stimai di dover soffocare i miei sospetti.
Siccome pel domani aspettavasi da noi a pranzo il nostro padrone, così mia moglie se ne andò a preparare un pasticcio di salvaggina; e intanto ch’io faceva scuola