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il vicario di wakefield. |
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la scranna. Per due ragioni io mi compiaceva dell’amicizia di quell’onest’uomo: perchè io sapeva aver egli bisogno della mia amicizia, e perchè lo vedeva manifestare la sua a tutto potere. Ogni vicino all’intorno lo predicava uomo che non aveva mai voluto far nulla di bene in gioventù, eppure e’ non era anche oltre i trent’anni; e lo si diceva il miserello dal buon tempo. Tratto tratto egli parlava con assai buon senso; ma in generale ambiva la compagnia de’ bambini ch’egli era solito chiamare gli omicciuoli innocenti, ed a’ quali per cantar ballate e narrare novelle era un portento; e in tasca non gli mancava mai qualche cosellina per loro, o fosse un frusto di confortino, un zufoletto o checchè altro. Per lo più egli veniva una volta l’anno in quelle vicinanze, e vi viveva dell’altrui ospitalità. Seduto ch’egli si fu a cena con noi, mia moglie non risparmiò il vino d’uva spina, e frammezzo al novellare Burchell ci cantò delle antiche canzoni, e raccontò ai ragazzi la storiella del cervo di Beverland, e l’altra della pazienza di Grisello, poi le avventure di Caschino e quelle del pergolato della bella Rosmunda. Il gallo che cantava ogni sera alle undici ore, ci intimò esser tempo di pórci a dormire; ma un improvveduto imbarazzo insorse sul modo di alloggiare il forestiero, perchè i nostri letti venivano occupati tutti da noi, e l’ora era troppo tarda per poterlo mandare alla vicina osteria. In tale dilemma salta in piedi quel piccino di Ricciardetto, e gli profferisce porzione del suo letticciuolo, quando il fratello Mosè voglia ricever lui nel suo: “Ed io pure,” esclamò Guglielmino, “cedo l’altra mia parte al signor Burchell, se le sorelle acconsentono d’accogliermi con loro.” “Ben fatto,” diss’io, “miei buoni figliuoli; chè l’uno de’ primi doveri del cristiano è l’ospitalità. Le fiere si riparano ai loro covili, e gli uccelli ai loro nidi; ma l’uomo necessitoso non può ricoverare che presso i suoi simili. Il più grande straniero in questo mondo fu Colui che discese a salvarlo, ed egli non ebbe mai casa