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capitolo quinto. | 37 |
sero tutt’altro, guai a me, mi cade l’animo al solo pensarvi; non ch’io abbia timore alcuno della saviezza delle mie fanciulle, ma bensì del carattere di quell’uomo.” — Io stava per proseguire, ma ne fui interrotto da un servo dello scudiere che ci recava i saluti del suo padrone con parte della cacciagione, promettendoci in di lui nome voler egli stesso venire a desinare con noi alcun dì appresso. Quel dono ebbe eloquenza per cattivarsi attenzione più di me; però mi tacqui, contento d’aver accennato alle zittelle il pericolo, e lasciando alla loro discrezione la cura d’evitarlo. Una virtù che abbia d’uopo d’essere tenuta in guardia eternamente, non merita neppure ch’altri la custodisca.
CAPITOLO SESTO.
Delizie del domestico focolare in campagna.
Riscaldati noi alcun poco dalla disputa precedente, affine di accomodare ogni cosa, stabilimmo ad una voce di apparecchiare parte di quella cacciagione per la cena; e le fanciulle gioiosamente vi posero mano. A me doleva di non vedermi in casa nè passeggiero nè prossimano alcuno che potesse partecipare di quella piccola gozzovigliata, perchè l’ospitalità fa più belle sì fatte allegrie; e ne discorreva con mia moglie, quando ella esclamò: “Oh fortuna! ecco in buon punto venirne il signor Burchell, quegli che ci salvò la Sofia e che ti rovesciò bellamente gli argomenti quando filosofaste.” Ed io: “Poveretta, tu t’inganni; confutar me non è così facil cosa, e pochi ne credo in istato. Io non pretendo mai di venir teco a paragone nel fare ottimi manicaretti; dunque tu pure lascia a me l’argomentare, chè a te non istà bene il ciarlarne.” Mentr’io parlava entrò in casa il povero Burchell, e tutta la famiglia gli fece festoccia prendendolo affettuosamente per mano intanto che Ricciardetto gli preparava