Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
32 | il vicario di wakefield. |
Comecchè mi andasse per lo pensiero che le mie prediche contro la vanità avessero convertite le mie figliuole, le vedeva pur sempre di soppiatto agognare tutti i loro antichi ornamenti, innamorate di merletti, di nastri, d’un paio di smaniglie o d’un bel zendado; e fin anche mia moglie s’era appassionata del di lei andrienne cremesino, perchè una volta m’era sfuggito a caso di bocca che le si confaceva alla persona. La prima domenica specialmente elleno si governarono in maniera da mortificarmi. Io avea raccomandato alle mie figliuole la sera antecedente di vestirsi per tempo la mattina, amando sempre di giungere io alla chiesa buona pezza prima del popolo. Le tristarelle m’obbedirono; ma ragunatici per la colazione, eccole scendere colla madre in vesti sfarzose, tutte lisciate come se fosse il buon tempo di prima, colle capellature impastate d’unguenti, nèi appiccati sul viso per dar nell’occhio, e collo strascico delle gonne affardellato per di dietro in modo che ad ogni moto leggiero scrosciava. Sorrisi della loro vanità, ma più di quella di mia moglie da cui io sperava maggior senno; ed in quel momento mi avvisai per lo migliore di dar ordine al mio figliuolo, con tutta gravità, ch’egli chiamasse la carrozza. A questo comando le donne sbalordirono tutte, ed io lo replicai più solennemente, sicchè mia moglie esclamò: “Tu scherzi, marito mio, non ci è bisogno di carrozza; abbiamo gambe d’andar a piedi.” — “Tu t’inganni,” le risposi, “la è pur necessaria la carrozza, perchè andando a piedi alla chiesa in questa attillatura, la ciurmaglia ci farà dietro le fischiate.” “Ma per verità,” replicò mia moglie, “io ho sempre creduto che tu, Carlo mio, amassi di veder puliti e belli i tuoi ragazzi.” — “Puliti quanto ti aggrada,” l’interruppi io, “e di ciò ti sarò sempre grato; ma questa non è pulitezza, è ostentazione; e da codesti manichini, da que’ nèi, da quelle frangie non ne verrà che l’odio di ogni donna del vicinato. Figliuoli miei, fa d’uopo cambiare quelle gonnelle in qualche cosa di più casalingo,