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capitolo primo. 15

la prima volta che ei se ne andava di casa mia, il dargli ad imprestito una casacca od un paio di stivali, e talora anche un cavallo di poco prezzo; ed ebbi sempre la soddisfazione di non vederlo più ritornare a restituire il prestato. Per tal modo la casa era netta di chi non piaceva; ma la famiglia di Wakefield non ebbe per altro mai fama d’aver chiusa la porta in faccia al passaggiero od al poverello. Molti anni godemmo di questa vera felicità; non che per questo ci mancassero di que’ piccoli guai che manda la provvidenza perchè più appaia il prezzo de’ di lei favori. Spesse volte mi fu spogliato il pometo dai ragazzi scolari, e i latteruoli apprestati da mia moglie furono messi a soqquadro dai gatti o dai fanciulli. Non di rado nel più bel mezzo della mia predica, quando io sciorinava qualche squarcio patetico, lo scudiero1 si lasciava cadere dal sonno; e la sposa di lui rispondeva in chiesa ai saluti di mia moglie in cotal modo svenevole e quasi a fatica. Ma poco bastava a dissipare l’inquietudine cagionata da questi accidentuzzi, e di lì a tre o quattro giorni ci maravigliavamo noi stessi come ci avessero potuto apportare noia.

I miei figliuoli, frutti della nostra temperanza, essendo educati senza alcuna mollezza, erano ad un tratto ben formati e sani; robusti e attivi i ragazzi, belle le fanciulle e colla guancia fiorita. Quand’io mi stava in mezzo a quella piccola brigata che prometteva sostegno all’età mia declinante, mi era forza il ripetere la famosa istoria del conte d’Abensberg che nell’andata di Arrigo secondo in Germania, quando gli altri cortigiani raggiungevano lui con tutti i loro tesori, trasse seco i suoi trentadue figliuoli, e quelli presentò al suo re come la più preziosa offerta che gli potesse fare. Così io, quantunque non ne avessi che sei, li considerava come un dono assai importante da me fatto alla mia patria, e quindi lei ris-

  1. Qui e altrove sotto questo nome s’intende la persona più cospicua della parrocchia.