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222 | indice. |
Cap. XIII. — Il sig. Burchell è dichiarato nemico, perchè ha il coraggio di dare un consiglio che non piace |||
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Cap. XIV. — Nuove mortificazioni, e prova, che i mali apparenti possono essere beni reali |||
78
Cap. XV. — Perfidia del sig. Burchell smascherata. Follia dell’essere arcisapiente |||
85
Cap. XVI. — La famiglia usa scaltrimenti che sono rintuzzati da altri maggiori |||
91
Cap. XVII. — Qualunque virtù è manca per resistere alla forza di lunga e gradevole tentazione |||
97
Cap. XVIII. — Un padre in traccia della smarrita figliuola per richiamarla a virtù |||
106
Cap. XIX. — Descrizione di un tale, malcontento del Governo e pauroso della perdita delle nostre franchigie |||
111
Cap. XX. — Storia di un filosofo errante che, in traccia di novità, perde ogni contentezza |||
116
Cap. XXI. — Breve durata dell’amicizia tra viziosi, che vive sol quanto lo scambievole piacere che se ne coglie |||
133
Cap. XXII. — Si perdonano facilmente le offese, quando c’è di mezzo l’amore |||
142
Cap. XXIII. — Tranne il colpevole, nessuno può essere a lungo e all’in tutto miserabile |||
147
Cap. XXIV. — Nuove sciagure |||
152
Cap. XXV. — Non v’è stato, per quanto miserissimo sembri, a cui non sia pur compagna qualche sorta di consolazioni |||
157
Cap. XXVI. — Riforma nella carcere. Perchè le leggi fossero perfette, dovrebbero premiare nell’istesso modo che puniscono |||
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Cap. XXVII. — Continua lo stesso soggetto |||
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Cap. XXVIII. — Le felicità e le miserie umane sono piuttosto frutto dell’accortezza che della virtù, dacchè le gioie e le amarezze di questo mondo agli occhi d’Iddio sien cose da nulla, e indegne della sua sollecitudine nella loro distribuzione |||
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Cap. XXIX. — Si dimostra l’equità della Providenza, con riflessioni sui felici e gl’infelici di quaggiù. Per la natura stessa del piacere e del dolore, il disgraziato deve ottenere proporzionata ricompensa delle sue tribolazioni, nella vita avvenire |||
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