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214 | il vicario di wakefield. |
che ha cinquecento lire? Come è ciò, tu nol vuoi?”
“No, mai, mai; morire piuttosto io voglio.”
“Or, se lui tu non vuoi, io te voglio ad ogni patto.” E stringendosela ardentissimamente al seno: “Amor mio, tenera vergine, come potevi tu mai pensare che ’l tuo Burchell ti volesse ingannare, o che Guglielmo Thornhill potesse sostenere d’abbandonare una persona che ha amato lui per lui solo? Molti anni sono andato cercando una donna la quale, ignara affatto delle mie ricchezze, amasse me non per altro, se non perchè come semplice uomo degno di amore mi reputasse. Ma invano ho corso di molte contrade, invano ho tentato di rinvenirla fino ancora tra le brutte e quelle che vantano dilicata anima. Qual debbe essere adunque la consolazione mia nel far l’acquisto d’una beltà celeste, d’un cuore sì bello!”
Indi volgendosi a Jenkinson: “Poichè non m’è dato di dipartirmi da questa cristianella d’Iddio che presa della mia bella faccia è entrata alquanto in amore per me, altra ricompensa non poss’io guiderdonarti che colla dote di lei: domani adunque dal mio capo-castaldo potrai farti sborsare le cinquecento lire.”
Di tal maniera i complimenti e le congratulazioni da capo ebbero luogo; e madama Thornhill fece quello che aveva già fatto prima la sorella. Intanto venne il cameriere del signor Guglielmo ad avvertirci essere pronte le carrozze per trasportarci all’osteria, ove ogni cosa era stata provveduta pel nostro ricevimento. Laonde mia moglie ed io uscimmo i primi da quel tetro albergo di dolore; e ’l generoso baronetto ordinò che si distribuissero tra’ prigionieri quaranta lire, alle quali il signor Wilmot, punto da quell’esempio, altre venti anch’egli ne accrebbe. Fummo accolti all’uscir di carcere dalle grida festose del popolo accorso in folla; per mezzo a cui io riconobbi e presi per mano due o tre de’ miei onesti parrocchiani. Nè si disgiunse poi dal nostro fianco quella moltitudine; ma volle accompagnarci fino all’osteria. E quivi