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100 | il vicario di wakefield. |
Qual più ti aggrada? la ballata del cigno moribondo o l’elegia in morte di un cane arrabbiato?”
“Fanciullino mio, l’elegia, l’elegia: non l’ho udita mai. E tu, Debora, sai che la malinconia induce sete; va’ dunque a prendere un fiasco del miglior vino d’uva spina per confortarci. Ho tanto lagrimato un tempo per mille altre elegie, che senza d’un bicchieretto che mi ristori son certo di rimanerne oppresso. E tu, Sofia, amor mio, accompagna il piccino strimpellando meglio che sai la tua chitarra.”
ELEGIA IN MORTE DI UN CANE ARRABBIATO.
Venite ad ascoltar la canzon mia;
E s’ella è corta a mal non vel recate,
Chè più presto così n’andrete via.
Buone genti, convien che voi sappiate
Comequalmente in Iselin vivea
Indiebusilli un uom pien d’onestate.
Un santerello il mondo lui credea,
E per ver non a torto, ogniqualvolta
Inginocchiarsi a Dio lo si vedea.
Nel suo tenero cor di pietà molta
Per amici e nemici egli sentiva;
Anima in somma a far del ben rivolta:
Ch’ogni mattina, quando e’ si copriva
Del suo giubbone, si potea ben dire
Che l’ignudo pitocco egli vestiva.
Nella sua terra si solean nodrire
A iosa i cani e botolin, molossi,
Bracchi e barboni vi s’udian guaire.
Uno di quelli in amistà legossi
Coll’uom dabbene, e compagnia gli tenne:
Finchè una lite tra di lor levossi,
D’onde il mastino a tal pazzia divenne,
Che al buon amico rivolgendo i denti,
Ispresso un morso gli appiccò solenne.