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paiano: ne sò veder così pronti quegli artifizij, che si studiano di parer negligenze. Mi son compiacciuto di capitar finalmente alle stampe, così consigliato pur’anco da chi può darmi consiglio. Ma vorrai dirmi tù forse, che non deve alcuno del consiglio molto affidarsi; mentre hà la Fortuna anch’essa la sua ragione. Anch’io lo sò: ma che far si potrebbe? E viltà, se tù volgi alla Fortuna le spalle. E poi questo è un vizio commune.


Tenet insanabile multos
Scribendi cacoethes.

Portalo in pace. E forsi ti farai beffe di me, e vorrai giudicar queste mie Satire degne non già di riprendere, ma d’esser riprese. Sia ciò, che à te piace. Anch’io lo confesso. Con troppo angusto recinto l’indiviosa Natura mi hà chiuso l’ingegno. Se non havrò fortuna di piacerti, ne havrò pazienza. Habbiela tù pur’anco, se, macchiato essendo ogn’Huomo di qualche pece, parratti per avventura di conoscerti in alcuna di queste Satire, e ch’io ti tagli (come si suol dire) le legna addosso. Non sò, che farti. Passa più oltre, se in esse alcuna cosa mover ti potesse la bile. Ma non puoi haverlo, a male; perche non ti nomino. Guarda pure di non scoprirti da te medesimo coll’arrossirti: atteso che

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