Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
AL
L E T T O R E.
P
erche mi son raccordato del precetto d’Ovidio: Quà vocans fluctus, hàc tibi remus eat, hò voluto scrivere nella mia lingua naturale, e materna, per diporto, e per genio. E, se tù volessi credere, che ciò havessi fatto per agevolarmi lo scrivere, non te la voglio far buona. Prima, perche la materia non può esser più malagevole; dovendosi pungere, che non dolga; anzi pur che diletti: e poi l’introdurre in questa lingua con famigliarità, e naturalezza di stile l’erudizioni, non può riuscir così facile, come forse te la vai imaginando: anzi (à mio credere) non v’è cosa più ardua del disporre le frasi, che mendicate non