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umiliazione; pensava che gli amici di Cosimo quella sera l’avrebbero trovata accanto a Peppina più insignificante del solito.
Infatti fu così. I tre amici che Cosimo introdusse rumorosamente nel salotto, vista la signorina Marchis, parvero non accorgersi delle padroncine e dimenticarono anche il galateo.
Cosimo invece sembrò contrariato di trovare le Marchis e solo quando fu seduto davanti al piano domandò alla signora come stava.
— Bene. E lei, vedo che sta bene.
— Grazie a Dio, si sta benone — diss’egli con indifferenza, affaccendato nel frugare le sue musiche.
Chiamò Elena e le disse qualche cosa con voce sommessa: ella uscì, e rientrando vide il signor Ciriaco, colui che doveva accompagnare col violino, ritto presso Cosimo; gli altri due amici assediavano Peppina, e Giovanna avea lor rivolto graziosamente le spalle, dal momento che anch’essi non s’occupavano di lei. Elena si assise anch’ella vicino alla madre, rivolta alla signora Marchis, e credè di vedere questa rispettabile madama rallegrarsi perfidamente perchè i cavalieri s’occupavano soltanto di sua figlia. Allora, per reazione, Elena si sentì superiore a queste piccole miserie, e trovò ridicoli i due giovanotti. Lo erano infatti oltre ogni dire. Uno era avvocato in erba, l’altro impiegato: l’avvocato portava occhialini ed era uno sciocco numero uno; faceva