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è vero? — e si volse sorridendole e facendole un cenno con la testa. — Lei anzi è più furba, più viva di Elena. Ma Elena è così buona, così sincera!
Qui fece un gran discorso, lodando entusiasticamente le donne della Sardegna.
— Eh, gli piacciono all’amico! Se le conoscesse bene! — pensò Elena.
Del tesoro come se non se ne fosse parlato. Giovanna diventava più pallida ancora, con gli occhi spalancati, pieni di stupore e tristezza. Che orrenda delusione soffriva!
Alfine Paolo si ricordò; tornò sull’argomento, augurando buona fortuna, e dando consigli sul come viaggiare, sul modo di comportarsi a Parigi ed in Francia. E sempre Elena scorgeva un filo di sarcasmo nelle sue parole cortesi, e rispondeva anch’essa con ironia, quasi si trattasse d’uno scherzo: ma ogni tanto guardava Giovanna, dicendole con quel suo sguardo vivo e parlante: — Vedi il tuo amico?
Eh, lo vedeva benissimo, la povera Giovanna, e ne provava un’ira, un dolore da non dirsi. E ciò che più le dispiaceva era appunto la sua delusione; esagerava le cose, le pareva che Paolo le pigliasse in giro, divertendosi e burlandosi di loro.
E per la sua nervosa stizza infantile pensava orribili cose. Credeva o non credeva alla storia il signor De-Cerere? Forse credeva, e capiva benissimo lo scopo della confidenza loro, ma fin-