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invece di fare altrettanto, sorrideva compiacendosi delle parole di Paolo.
Da ciò si parlò di piedi e di piedini, e naturalmente si ricordarono le chinesi e le giapponesi e il discorso volò in paesi lontani, in città belle, in viaggi meravigliosi, e Paolo ripetè di aver molto viaggiato. Elena pensò:
— Se è vero o no lui lo saprà!
Egli riparlò di Parigi, e Giovanna a questo punto guardò Elena, ed Elena corrispose al suo sguardo, ma alzando leggermente le spalle e sporgendo il labbro inferiore come per dire:
— Ma fa pure quel che vuoi. Che m’importa!
— Parigi! — esclamò Giovanna, quando Paolo finì di raccontare le meraviglie vedute nell’Esposizione del 1878 — sa che noi dovremmo farvi un viaggio?
Siccome gli occhi le splendevano insolitamente, Paolo prese la cosa sul serio e domandò il perchè di tal viaggio.
— Se sapesse! — disse Giovanna. — Ma si può affidarle un segreto?
— S’immagini! — diss’egli quasi offeso; e guardandola maliziosamente soggiunse: — Si tratta d’un viaggio di nozze?
— Oh, no, no! — Giovanna chinò gli occhi, poi guardò Elena, quasi supplicandola di parlar lei.
Dall’interesse un po’ sarcastico con cui Paolo prendeva la cosa, Elena capì che era inutile,