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entrare le manacce delle domestiche — facciamo una cosa; parliamone a Paolo.

Elena che, con le maniche rimboccate e un fazzolettino bianco in lesta, gettava foglie di vite per pulire il tappeto, si fermò stupita e indignata e — Cosa cosa? — domandò. Giovanna, ritta sopra una sedia, puliva i quadri, e proseguendo tranquilla la sua faccenda, ripetè:

— Ho detto di parlarne a Paolo: Cosimo non farà nulla.

— Cosa, cosa, non ho inteso bene! — disse Elena volgendo la cosa in burla.

— Se non hai inteso te lo ripeterò ancora; non pigliar la cosa in questo modo, tanto non abbiamo nulla da perdere.

— Che ragazzina sciocca! — esclamò Elena, come fra sè. — Eppure non par così.

— Perchè sono sciocca? — domandò Giovanna, offesa non per l’epiteto, ma per il titolo di ragazzina.

— Parlare d’una cosa criminale ad un giudice?

— Non sarà al giudice, ma all’amico nostro.

— Amico tuo! — disse Elena vivamente.

— Amico nostro; e non ci tradirà, non solo, ma ci aiuterà.

— Lasciami, lasciami stare la testa — disse Elena, come annoiata. — Fammi il piacere di non pensar più a questa pazzia. Che male ho fatto io a parlarne! Ora le Brindis diffidano, Cosimo fabbrica romanzi, tu vuoi commet-