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ma Giovanna, per la sua indole e per la sua estrema giovinezza, non lo era abbastanza; e chissà come il romanzetto col signor De-Cerere sarebbe andato a finire, senza un semplice avvenimento accaduto verso la fine di agosto.

Dopo il fittizio entusiasmo di Cosimo per la storiella del tesoro, Giovanna aveva ripreso il filo delle sue ambiziose speranze; ma nessuna notizia giungeva, nè il fratello sembrava ricordarsi del fatto.

Un giorno in cui lo vide di buon umore Elena gli chiese se aveva fatto il telegramma.

— Sicuro, l’ho fatto. Il capitano esiste realmente, è prigioniero militare; ha una figlia in collegio!

— Ma davvero, ma proprio davvero? — disse Elena guardandolo fisso, chiedendosi ancora se egli scherzava o no. Non seppe spiegarselo; Cosimo sembrava beffardo e sembrava serio; ma per quante preghiere e investigazioni gli si facessero, non mostrò la risposta del dispaccio. L’aveva forse smarrita?

In quel giorno e nei seguenti si riparlò assai del fatto, e Cosimo diceva di voler un giorno o l’altro partire per la Francia, ma poi se ne dimenticò nuovamente, tutto occupato nella sua opera dei Cacciatori sardi ed in altre musiche....

— Senti — disse un giorno Giovanna, mentre con Elena puliva il salotto, dove non lasciavano