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era influentissimo, e gli avvocati, anche se infingardi come Bancu, sapete bene che talvolta han bisogno di simili personaggi.

Nel salotto di donna Francesca, Paolo De-Cerere era così amabile, lieto e galantemente affettuoso che non sembrava neanche per sogno un giudice.

Le sue visite si prolungavano, diventavano indiscrete; egli si dimenticava, si estasiava, diceva che erano per lui un raggio di sole, e corteggiava Giovanna. Ma era una corte tutta innocente, quasi paterna, se può chiamarsi così, che lusingava enormemente la vanità della bimba, senza toccarle il cuore.

Sulle prime De-Cerere aveva rivolto la sua attenzione ad Elena, ma forse l’aveva trovata troppo esile e seria, e forse egli era uomo di mondo più che non lo dimostrasse e gli piacevano le ragazze belle, fresche e fragranti, perchè in breve si rivolse tutto a Giovanna, dimostrando ad Elena soltanto una amicizia profonda e rispettosa, una ammirazione sincera per la sua intelligenza, per la sua bontà ed indulgenza. Ma ella si sentiva poco lusingata, e gli nutriva una stima relativa; le sembrava ch’egli mettesse poca profondità nelle sue parole, che venisse più per divagarsi che per altro; e ad ogni modo la disgustava grandemente la corte che egli faceva a Giovanna. O egli scherzava, ed Elena non ammetteva scherzi, o faceva sul serio e le ripugnava forte l’idea