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corretto e aristocratico, la fisionomia nobile e buona, quasi soave, gli occhi oscuri e profondi, la fronte alta, senza rughe, pensierosa e triste; pallido, vestiva elegantemente, con guanti neri; e l’aria di tutta la sua persona spirava decoro, gravita e serietà.

Questa fu infatti l’ultima impressione della signora Marchis.

— Non mi par uomo da far la corte alle ragazze: è tanto serio!

— Se sapesse! — pensò Giovanna sorridendo.

— Sarà forse ammogliato. Di dov’è?

— Toscano. Se avesse avuto moglie... — disse Giovanna, e stava per pronunziare una sciocchezza, ma aggiunse: — non sarebbe venuto solo nell’esilio, come lo chiama.

Da tutti questi discorsi le Marchis capirono che una relazione più che amichevole legava la Bancu al De-Cerere; ritiratesi, non parlarono d’altro, s’immaginarono ch’egli facesse la corte a Giovanna e subito sparsero ai quattro venti la notizia.

Tre giorni dopo tutti dicevano che De-Cerere era fidanzato.... con Elena!

— Sarà con donna Francesca! — disse un bello spirito.

Rientrando in casa, Elena fece a Giovanna una ramanzina coi fiocchi; la chiamò civetta e minacciò di dir tutto a Cosimo, se si permetteva di voltarsi un’altra volta a guardar quel vecchio.