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piccole ed insignificanti di lei, per apparire graziosa ed elegante.

Mostrarsi con la signorina Marchis era per lei un vero sacrifizio, tanto più che non prendeva gusto alcuno alla compagnia di questa fredda bellezza, vuota e compassata. Non ostante la loro buona relazione, che passava per amicizia, nessuna simpatia od intimità correva fra le Bancu e le Marchis; appena si separavano si criticavano a vicenda. La signora Marchis era poi una pettegola numero uno, che osservava ogni particolarità e trovava da ridire sopra ogni cosa.

Durante il passeggio ad Elena toccò, manco male, andarle al fianco, perchè Peppina e Giovanna precedevano; la signora non tacque un minuto secondo: parlava male di tutte le persone che incontravano e ripienava la povera testina di Elena di pettegolezzi e malignità.

Ma ella non rispondeva; era annoiata e nervosa, non salutava nessuno, ed a momenti si estasiava, un pensiero profondo le passava negli occhi e guardava Giovanna con desiderio intenso di rientrar presto in casa, per confidarle il gran segreto di cui da due ore era partecipe. Gliel’aveva già annunziato mentre si vestivano.

— Quando saremo rientrate ti dirò una cosa.

— Cosa, cosa, dimmelo ora, subito!

Ma ella aveva taciuto. Non era cosa da dirsi su due piedi, con le porte spalancate, mentre