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La signora Marchis lo guardò, poi guardò Elena e Giovanna dal fondo del divano, e con aria sorpresa, quasi non avesse fatto ancora quest’osservazione, disse:

— Donna Francesca, come non si rassomigliano i suoi figli!

— Niente, niente! — rispose l’altra sorridendo e guardando Cosimo. — Le bambine si rassomigliano alla nonna, mia povera suocera, e Cosimo al nonno e un po’ anche a suo padre, ma poco. A me nulla, benchè dicano che i maschi prendano la fisionomia della madre.

— Io rassomiglio a te! — disse vivamente Giovanna, volgendosi sulla sua poltroncina; e prese parte alla conversazione delle due signore.

— C’è zia Agada Brindis e la nipote — rispondeva la domestica dalla porta.

Cosimo fece un gesto di noia profonda e il suo malumore aumentò. Elena se ne accorse e: — Vado io? — domandò rizzandosi e guardando il fratello.

— Potevi dire che non c’ero! — esclamò senza provare alcuna soggezione per la signorina Peppina. Era tanta la noia di veder zia Agada, che lo consultava sempre e gli rompeva la testa per delle sciocchezze, che preferì restar in salotto.

Ma siccome alle Brindis, in qualità di parenti, occorreva usar dei riguardi, uscì Elena per riceverle e dire che Cosimo era fuori di casa.