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Ma Agada non approvò: la sua idea fissa era quella di consultare Cosimo Bancu, loro parente, loro avvocato, loro procuratore, e nel quale ponevano una illimitata fiducia. Egli andava raramente da loro, ma li riceveva ad ogni ora in casa sua, sempre che avessero bisogno.
Durante la malattia e la morte di Maria, si era lasciato veder due volte, ma siccome Agada e Costanza dovevano mantenersi in un decoro profondo, dato il loro dispiacere e il loro duolo, non avevano osato dirgli nulla.
Ora, verso la metà di giugno, una domenica sera, l’avvocato Cosimo Bancu era nel suo salotto, eseguendo al pianoforte il commovente finale dell’Aida. C’era gente; una signora d’età e una signorina alta, fredda e stecchita, che dentro il suo vestito bianco pareva una statua di neve. Una bellissima statua però: sotto i guanti scamosciali s’indovinavano due piccole mani perfette, e la scollatura vaporosa del vestito lasciava vedere il collo d’una meravigliosa bianchezza. La bocca e il mento, poi, erano un poema di grazia e purezza; i capelli d’un castano chiarissimo, quasi biondi, morbidi e abbondanti, erano acconciati con arte; gli occhi però erano piccoli e neri, pieni sempre d’un sorriso senza espressione, senza intelligenza.
Invece altre due ragazze sedute quasi ai suoi piedi, su due poltroncine basse — perch’essa troneggiava su un’alta sedia dall’imbottitura du-