Pagina:Il tesoro.djvu/40


— 30 —


gli pareva che tutta quella pioggia stridente, incessante, filtrasse fino al corpo della sua povera morta, allagandolo e gelandolo....

Tutta la notte, nel letto dove riprendeva il suo posto dopo quattro anni di grande felicità, non fece che delirare in un dormiveglia affannoso, pieno di visioni strane e di sensazioni fantastiche. Una di queste, insistente e strana, lo afferrava di tratto in tratto, dandogli un misterioso stupore. Il quadrato della luce vaga del finestrino, illuminato da un pezzetto di luna che al cessare della pioggia passava correndo fra le nuvole, gli sembrava un fazzoletto che Maria preferiva, un fazzoletto di lana nera a fiorami verdi che egli le aveva comprato in una festa. E quel quadrato di luna, cambiatosi nel fazzoletto, parlava, rideva, si muoveva; le foglie erano i capelli di Alessio e ogni trama tirava una foglia, dando acuti spasimi alla sua testa febbricitante. Piccole monete d’argento apparivano e sparivano nel fazzoletto, e avevano incisa una minuscola testa di Maria, che parlava e rideva come Maria parlava e rideva; e il tutto veniva attraversato dal cordone bianco di fraticello che cingeva Domenico.

Fra le altre incalzanti visioni il bizzarro fazzoletto scompariva e riappariva con la luce della luna; e Alessio ne provava una sensazione angosciosa che accresceva la febbre.

All’alba parve destarsi, mentre realmente non