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di cuoio, perchè, quando Cicchedda gli gridò di camminare, partì al trotto, spaventato.
— Oh, stavi fermo! — gli chiese ella con ironia — non hai dormito abbastanza? Cammina, cammina, perchè dobbiamo fare il pane prima che.... — aggiunse a voce bassa, sicura del fatto suo — prima che muoia la moglie d’Alessio Piscu!...
Preso il caffè, Agada e Costanza si vestirono per recarsi da Maria. Costanza indossava il costume semplice delle paesane nuoresi, con una certa modestia, e portava il fazzoletto di lana oscura tirato sulla fronte.
Agada indossava il costume di donna maritata, col grembiale di panno ricamato e la cintura d’argento. Prima di uscire diede a Cicchedda l’ordine di spazzar il cortile e la stalla, di dar da mangiare al cavallo e di far camminare l’asinello.
— Non lasciar la casa sola, intendi bene!
— E le galline? — domandò Cicchedda, rincorrendola fino alla strada.
— Ah, aspetta! — fece Agada tornando indietro. — Metti l’acqua a bollire e cuoci la crusca per le galline.
— Va bene! — gridò la ragazza in italiano, e ferma sul portone seguì le due donne con lo sguardo, e fece una smorfia vedendole prender un contegno rigido e decoroso da far gelare i sassi.
Rientrarono dopo due ore, accompagnate da