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alle finestre, nè in chiesa, nè al passeggio, e probabilmente invece di migliorare, peggiorava.
Una sera Carta-Selix vide Giovanna al passeggio, e pur sapendo Cosimo a caccia, andò a chieder di lui.
— Non c’è; è andato a caccia.
— E la signorina come sta oggi? — domandò sfregando un sigaro sulla porta per spegnerlo.
— Un po’ meglio.
— È a casa? Potrei visitarla?
— Passi — disse la fantesca sorridendo maliziosamente, sicura che Elena l’avrebbe ricevuto con piacere. Lo introdusse nel salotto, ma Elena si crucciò.
— Venite, mamma — disse quasi supplichevolmente. Ma donna Francesca pensò candidamente che Carta-Selix — verso cui tutta la famiglia, tranne Elena, nutriva oramai una simpatia sviscerata — si sarebbe offeso se accompagnava la figliola.
Così Elena dovette riceverlo da sola. Lo trovò in contemplazione davanti al portaritratti di raso bianco; appena la vide si scosse e le andò incontro chiedendole: — Come sta? — Così! — rispose lei tendendogli freddamente la mano.
Egli si rattristò, quasi avesse veduto Elena vicina a morire, ma poichè era venuto volle tentare ancora, benchè nelle ultime settimane, dopo quella mattina fredda e chiara in cui aveva sentito rinascere più che mai potente il
Deledda, Il tesoro. | 14 |