Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 319 — |
— Quanti anni ha? — chiese a sua volta il giudice voltandosi rapidamente.
— Ventitrè — rispose ella, rialzando vivamente la testa. I loro sguardi s’incontrarono.
— Ricorda! soffre! — pensò Elena.
Egli continuò a passeggiare e cominciò a interrogarla con voce fredda e indifferente.
Elena rispondeva ironicamente, quasi scherzosa, e ad un certo punto parve che tutto fosse una cosa da burla; a poco a poco Cosimo s’avvicinò e si permise commenti ameni, e mentre Poppe Spina scriveva la risposta della testimone, egli e il giudice si scambiavano osservazioni. Carta-Selix, sempre camminando, non smetteva la sua aria fredda e dura, ma diceva parole così beffarde che Cosimo ne rideva.
Poichè Elena faceva osservare d’aver operato per incarico d’Agada e di Costanza Brindis e per contentarle solamente, era alle spalle delle due donne che si scherzava, ma talvolta sembrava ad Elena che le parole del giudice e il sorriso muto del giallo cancelliere canzonassero anche lei.
Un pensiero strano le venne.
— Fors’egli crede ch’io l’abbia abbandonato in attesa di queste ricchezze! — E guardò il ritratto di Paolo così intensamente che non rispose all’ultima interrogazione. Carla-Selix seguì quello sguardo, e quando ella ebbe firmato, rialzandosi vide il giovine davanti al portaritratti.
— Chi cerca? — pensò ella arrossendo.