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— Quanti anni ha? — chiese a sua volta il giudice voltandosi rapidamente.

— Ventitrè — rispose ella, rialzando vivamente la testa. I loro sguardi s’incontrarono.

— Ricorda! soffre! — pensò Elena.

Egli continuò a passeggiare e cominciò a interrogarla con voce fredda e indifferente.

Elena rispondeva ironicamente, quasi scherzosa, e ad un certo punto parve che tutto fosse una cosa da burla; a poco a poco Cosimo s’avvicinò e si permise commenti ameni, e mentre Poppe Spina scriveva la risposta della testimone, egli e il giudice si scambiavano osservazioni. Carta-Selix, sempre camminando, non smetteva la sua aria fredda e dura, ma diceva parole così beffarde che Cosimo ne rideva.

Poichè Elena faceva osservare d’aver operato per incarico d’Agada e di Costanza Brindis e per contentarle solamente, era alle spalle delle due donne che si scherzava, ma talvolta sembrava ad Elena che le parole del giudice e il sorriso muto del giallo cancelliere canzonassero anche lei.

Un pensiero strano le venne.

— Fors’egli crede ch’io l’abbia abbandonato in attesa di queste ricchezze! — E guardò il ritratto di Paolo così intensamente che non rispose all’ultima interrogazione. Carla-Selix seguì quello sguardo, e quando ella ebbe firmato, rialzandosi vide il giovine davanti al portaritratti.

— Chi cerca? — pensò ella arrossendo.