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— La rilegga — disse il giudice, e racconti il fatto.

Elena diede una sdegnosa occhiata alla lettera, e vedendola così sgualcita, piena di bolli giudiziari francesi, pensò:

— Che viaggio hai fatto! Dove sei stata? Come sei ritornata? Quante cose sono accadute durante il tuo viaggio!

Con un lampo le passarono in mente tutti gli avvenimenti accaduti dal giorno in cui la lettera era stata scritta; molte figure sfilarono fra le righe irregolari della calligrafia di Giovanna, e fra tutte prese forme decise il profilo di Paolo, seduto nell’angolo del pianoforte, in una sera afosa e fosca di estate.

Peppe Spina, col collo un po’ stirato, ascoltava attentamente e pareva interessarsi assai alla faccenda; il giudice invece si mise a passeggiare su e giù per il salotto, guardando le pareti.

Quando Elena ebbe finito egli le si fermò nuovamente davanti, dicendole di esaminar bene lo scartafaccio.

Era scritto in francese, ed Elena, arrossendo anche nell’altra guancia per lo sforzo mentale nel decifrarlo, potè malamente capire che si trattava di una truffa, come Salvatore Brindis aveva sin dalle prime qualificato la faccenda.

La lettera firmata Elena Bancu era stata sequestrata presso madama Bargil, insieme ad altri documenti per simili reali, e veniva spedita