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narlo, mentre con una mano si stringeva il pizzo; ma ad ogni batter di palpebra guardava rapidamente Elena. Ella se ne accorse, ne fu contenta, e si sedette rigida e composta, con una spalla volta al caminetto.

Il giudice prese lo scartafaccio di Peppe Spina, lo sfogliò guardandovi dentro e andando verso Elena disse bruscamente, porgendoglielo:

— Signorina, riconosce lei questa lettera?

Elena esaminò commossa la lettera cucita allo scartafaccio e la riconobbe subito: era la lettera scritta da Giovanna, in risposta a quella del famoso tesoro.

— Ah! il tesoro! — fece, con un sorriso di meraviglia e di sorpresa; e la guancia volta verso il fuoco le diventò rosea. Alzò gli occhi e guardò rapidamente Cosimo, come per chiedergli:

— Devo dire?

— Sì! — disse Cosimo con un cenno della testa; e tornò subito a fissare lo spartito.

— Riconosco questa lettera — disse Elena alzando il braccio per restituire le carte al giudice, che le stava sempre avanti. Egli restò impassibile, ma ella vide un rapido moto di sorpresa tra le folte sopracciglia di Giovanni Carta-Selix, a cui era ben nota la scrittura di lei.

— È scritta da mia sorella Giovanna, sotto mia dettatura.