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— Non è morta, ma sta per entrare in agonia, ed Alessio la sposa....
— Alessio la sposa? — chiese Elena vivamente, e la domestica si mise a raccontar la scena con molti particolari. C’era comare Franzisca, in casa d’Alessio, e teneva la bimba fra le braccia, una bambina bellissima, già bianca come un giglio e con un ciuffetto di capelli biondi sulla fronte. Il piccolo Domenico, alzandosi sulla punta dei piedini, voleva ad ogni costo toccarla, e qualche volta riuscendovi le metteva delicatamente la manina sul visino, la manina rosa con le ditine aperte a ventaglio.
— Pipìa.... pipìa!... — gridava.
Comare Franzisca, grande amica della domestica, l’aveva per favore condotta vicino ad una porta socchiusa, donde si vedeva il quadro commovente. Alessio sposava la sua amica morente: era inginocchiato presso il letto, su cui giaceva Cicchedda dal volto che pareva di cera e gli occhi immensamente ingranditi, e piangeva come un bambino. Il sacerdote parlava sommesso e rapidamente, quasi paventando di non fare a tempo; e uno dei testimoni era zio Salvatore Brindis.
— Ma come mai? — aveva detto la domestica meravigliata.
E comare Franzisca, tirandole il lembo del grembiale:
— Piano! È stato anzi lui a decider Alessio