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domande, entrò una domestica e disse: — C’è Alessio Piscu che vuole parlarle, signoricca.
— A me? — chiese Elena volgendosi vivamente; ma tosto parve ricordarsi, ed ebbe un gesto di noia.
— Fallo venire qui.
— Cosa diavolo vuole? — domandò Cosimo, ricordando anch’egli le parole d’Alessio.
— Aspetta e lo vedrai — disse Elena.
Entrò Alessio, con un mezzo sorriso su le labbra, e domandando a tutti come stavano scrutò il volto di Elena; ma la vide così fredda e contenuta che smise di sorridere; provò poi un senso di freddo e di timore, e sentendo tutta la falsità del suo passo, prima sembratogli facilissimo, si pentì d’esser venuto.
— Siediti — disse Giovanna, porgendogli una sedia. Egli sedette, stette zitto e vi fu un momento di silenzio imbarazzante. Elena lo guardava, e sentendo tutta la sua confusione, gli venne con disinvoltura in aiuto.
— Ti manda Cicchedda, forse?
— Sì — rispose Alessio arrossendo, poi disse rapidamente: — Sta molto male e forse se ne muore; io son venuto per contentarla. Abbiamo una bambina e desidera che la tenga a battesimo tu, Elena....
Donna Francesca lo guardò fisso, sbalordita e scandolezzata: dopo tutto era cosa strana che un uomo della tempra d’Alessio facesse una