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domandò: — Non prendi nulla, Salvatore? Perchè hai tanta furia? A che ora ritorni?
— Quando sarò ritornato sarò qui! — diss’egli in mala maniera; saltò a cavallo e Cicchedda gli aprì il portone, ma quando fu nella via s’avvide d’aver dimenticato la leppa, grosso coltello che i pastori nuoresi portano infilato alla cintura entro una rozza guaina di cuoio, e gridò:
— Cicchè, ohè, Cicchè, portami la leppa ch’è nell’angolo della tavola di cucina.
Chicchedda rientrò; ma non si rivedeva più; il cavallo scalpitava e Salvatore si stizziva allorchè comparve una donna in fondo alla via e cominciò a fargli dei cenni agitando le braccia.
— Andate in campagna? — domandò.
— Così pare! — diss’egli col suo fare borioso, senza quasi degnarsi di guardarla, con altera indifferenza.
— Non andate! — esclamò la donna, ch’era una sua poverissima comare. — È alzata vostra moglie? vengo in casa vostra, perchè la moglie d’Alessio è molto aggravata e forse non passerà il giorno d’oggi.
— Oh diavolo! — disse Salvatore stupito e commosso, volgendosi tutto verso la donna. — Perchè non siete venuta prima?
— Più presto di così? Tanto cosa potete farci?
— Agada ieri sera non mi disse nulla; credevo.... aspettate.... Agada, Agada? — chiamò egli rientrando nel cortile. — Oh, non senti cosa dice