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bevendo e giocando. Nel ritornare trovò la porta chiusa.
Allora rientrò in casa di sua madre, giurando d’abbandonare la moglie.
Furono giorni tristissimi e penosi per la famiglia; Cosimo pareva impazzisse, ed Elena, temendo sempre che si suicidasse, vegliava continuamente, con la più acuta angoscia dipinta sul volto, ed ogni più piccolo rumore la spaventava.
Vedeva soffrire sua madre e Giovanna, sentiva che anche loro avevano le sue stesse paure, celandosele scambievolmente e pietosamente, e davanti al dolore comune non si dava più neppure il conforto del desiderio di morire.
— Che sarebbe di loro — pensava — se io venissi a morire e se sapessero anche il mio dolore?
Donna Francesca intanto faceva di tutto per rimediare le cose, ma inutilmente; Peppina e Cosimo oramai, odiandosi, sentivano che la vita insieme era l’inferno e desideravano di non rivedersi più.
Ma ricordando i sanguinosi improperi con cui sua moglie l’aveva sferzato, Cosimo, più per orgoglio che per dovere, voleva lasciarle liberi gl’interessi, e soddisfare i creditori che non gli accordavano più alcuna dilazione. Ma non potè trovar denaro, neppure nei villaggi: a Nuoro poi una strana antipatia s’era sviluppata contro di lui, dopo la sua scandalosa separazione dalla