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dirli di più, Elena, ma sono oppresso. Solamente commosso dalla tua lettera, la rileggo più volte, come si recita una preghiera. Benedetta di Dio, Elena mia perfetta, alzami dove sai ch’io voglio volare; quello è il mio mondo e il mio regno. E scrivimi presto, perchè ho sete della tua parola.»

Ella non potè neanche piangere, tanto improvviso e fatale era il colpo. Ricordò lungamente la gelida e strana impressione provata quella sera e la notte che passò.

Come sempre, quando riceveva lettere di Paolo, cominciava il crepuscolo, le finestre erano spalancate e dal giardino saliva la voce fresca e lieta di Giovanna, che insieme a due sue piccole amiche e vicine rideva e cantava nel peristilio.

E sotto l’occhio vigile di donna Francesca le fantesche andavano e venivano per la casa, preparando la cena, e Lyly rincorreva Lisbet, nascondendosi dietro le porte per assaltarla meglio, e tutta l’esistenza della casa si svolgeva come al solito, nella tenue luminosità metallica del crepuscolo estivo.

Eppure Elena sentì come il tetto crollarle sulla testa, e il mondo intero sfasciarsi, dissolvendosi in un mare di dolore senza fondo e senza confini.

S’affacciò alla finestra, ma non vide nulla e non potè piangere.