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l’interrogò sul motivo della sua uscita da casa Brindis, e vedendola soffrire la confortò con buone e dolci parole. Che soavità ella ne provava, e quale sguardo di timida e profonda riverenza rivolgeva ad Elena, la cui persona sottile, e il viso bianco e dolce, le sembravano di una pura santa. Avrebbe voluto inginocchiarsi davanti a lei e pregarla silenziosamente di continuare a confortarla: sentiva quanta distanza era fra loro, e come ella era miserabilmente diversa da Elena. Un giorno Elena le disse:

— Stai sempre da quella donna?

— Sì, signora.

— Ma possibile che tu non possa trovar padrona?

— Non ne possiamo trovare.

— Te la cerca forse quella donna?

— Sì, signora.

Elena pensò un istante, poi disse con dolcezza: — Sarebbe meglio che tu non abitassi oltre presso quella donna. Cercala tu la nuova padrona: la troverai. C’è la tal signora che cerca una fantesca.

Cicchedda promise di recarsi dalla signora: vi si recò, e combinarono; solo doveva entrar al servizio fra quindici giorni. E ricordando le parole d’Elena ritornò a malincuore presso la donnicciuola, che si alterò nel sentir della nuova padrona.

Ella, calma e quasi lieta, attese Alessio per