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ga di olianese lo avesse ammaliato, e più che mai decise di sorvegliare.

In tutti quei giorni fu un continuo via vai di gente, perchè s’era sparsa persino la voce che Alessio era stato ucciso.

I curiosi interrogavano Cicchedda per via, ma essa, triste e seria, rifiutava di rispondere. Salvatore, affaccendato e confuso, chiamato in tribunale per deporre nella faccenda della bardàna, non ebbe tempo di ricordarsi della ragazza, ed anzi parve dimenticarla.

Alessio restò sei giorni a letto, curato affettuosamente; poi si levò, ma rimase in camera, senza muoversi, seduto davanti ad un braciere di fuoco.

Domenico lo divagava, ma ciò non bastava; si sentiva cupamente triste e nervoso, e la sua debolezza fisica lo irritava talmente, che spesso faceva per alzarsi, slanciarsi sulla sua cavalla, e riprendere gli affari.

Dopo la neve ritornò un sole quasi primaverile, che rendeva il cielo intenso e profondo, ma nella camera un po’ umida e oscura regnavano il freddo e la tristezza, e il fuoco pareva spento al lontano riflesso di quel cielo tiepido e limpido. Alessio non doveva muoversi; e non avvezzo alla contemplazione soffriva orrendamente, e non sapeva con chi sfogarsi.

Cicchedda entrava ed usciva ogni tanto, recandogli il fuoco e da mangiare e da bere, ma