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il suo parere, facendo pronostici ed augurii. Una seccatura enorme, tanto più che in qualche persona Costanza intravedeva benissimo una certa segreta compiacenza, un certo desiderio pio che la disgrazia divenisse più completa. Persino comare Franzisca non aveva mancato di ficcar il naso nella faccenda, rimanendo più di un’ora chiacchierando e abbrustolendosi davanti al focolare. Chiedeva con malignità a Cicchedda:

— Eh, come sei gialla; cosa hai?

— Oh, cosa ho? Oh, volete che rida oggi?

Ma andandosene comare Franzisca strizzò un occhio, e additando Cicchedda, disse piano a Costanza:

— Eh, neppur tu sei così addolorata!

E Costanza pensò che la donnicciuola doveva saperla lunga.

Venne anche Cosimo Bancu in persona, con le mani sprofondate nelle tasche del soprabito e i pantaloni ripiegati su gli stivali pieni di fango e di neve.

Zia Agada voleva riceverlo nella stanza buona, ma egli restò ritto in cucina, informandosi della faccenda, e se ne andò subito via. Agada e Costanza, tutte altere per questa visita, cominciarono a parlare delle Bancu e della fidanzata del giovine.

— Quelle sì che son fortunate, quelle sì che stanno bene, quelle sì che son felici.... — comin-