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X.


In casa Brindis gli avvenimenti incalzavano. Una notte di febbraio, che soffiava un vento tremendo, sollevando in alto e disperdendo la neve caduta nei giorni prima, Costanza fu svegliata di soprassalto da fortissimi colpi battuti al portone.

— Cicchedda — gridò sollevandosi sul letto.

— Cosa c’è? — domandò la ragazza svegliandosi spaventata.

— Senti? senti? Picchiano al portone.

Cicchedda ascoltò, ma non avendo alcuna voglia di levarsi, disse:

— È il vento.

— Ma che vento! Lèvati su e va sopra a svegliare zio Salvatore.

Ma l’altra, invasa anche da un po’ di paura, non volle muoversi; Costanza, adirata, imprecò, e poichè i colpi seguitavano più che mai, si gettò giù dal letto borbottando:

— Ah, non ti levi per questo? Per altro sì che ti saresti levata.

Cicchedda restò così colpita da questa osservazione che subito si alzò, rabbrividendo. Cosa Costanza voleva dire? Fu per chiederglielo, ma essa, semivestita, scalza e all’oscuro uscì e in-